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ARQUA PETRARCA
ASD
SAMURAI DOJO-------------
Associazione Sportiva Dilettantistica-------
COD FISC.92226800289
ARQUA PETRARCA
Il nome di Arquà
a partire dal sec. XIV è definitivamente legato a quello
di Francesco Petrarca. Il borgo, fra i colli Euganei, descritto
come “il mio seconda Elicone”, dal Poeta stesso
fu il luogo che il Petrarca scelse per fabbricarsi una casa
modesta e decente, dove passò in pace gli ultimi anni
della sua vita. La casa e l'ambiente naturale che la circondano,
rimasti pressoché intatti dai tempi del Poeta, nei
secoli hanno attirato migliaia di visitatori. I recenti interventi,
i cui sforzi sono stati finalizzati alla conservazione e alla
valorizzazione del patrimonio storico e naturalistico, hanno
dato i loro frutti ed oggi la Città di Arquà
Petrarca è stata ammessa al ristretto club dei Borghi
più Belli d'Italia ed ha ricevuto l'elezione a Bandiera
Arancione del Touring Club
- Il nome
- Il borgo si è sviluppato alle falde di
due colli ed è abbracciato da altri dolcemente
digradanti verso la pianura a forma di arco, da cui
il nome latino Arquatum, poi volgarizzato in Arquade
e infine in Arquà.
Nel 1868 fu aggiunto il nome di Petrarca.
- La storia
- 1000 a.C. ca., i Veneti provenienti dall’Asia minore
s’insediano nella regione dando vita a una civiltà
detta “atestina” perché aveva il suo
maggiore centro in quella che oggi è la città
di Este.
• 50 ca. a.C., fedeli alleati di Roma contro i Galli,
i Veneti ottengono la cittadinanza romana e tutto il territorio
atestino, compresa Arquatum, è aggregato alla decima
regione d’Italia.
• 985, è documentata l’esistenza ad
Arquà di un castello di origine carolingia, che
nel 990 l’imperatore Ottone I dà in dote
alla figlia Ada.
• 1040, il feudatario Rodolfo Normanno risiede nel
castello. I marchesi d’Este, ai quali appartiene,
lo concedono poi in feudo ai conti di Abano, padovani.
• 1196-1205, governa sul castello il conte di Arquà.
• XIII sec., sotto la Repubblica di Padova, Arquà
è sede di podestà. Il villaggio è
ormai un agglomerato urbano dalle tipiche case costruite
con blocchi di trachite rozzamente squadrati.
• 1318-1405, con i Carraresi, signori di Padova,
il borgo diventa sede vicarile. Nel 1374 vi muore Francesco
Petrarca.
• 1405, Arquà passa sotto la Serenissima
Repubblica di Venezia e ne condivide le sorti fino al
1797, quando il Veneto è aggregato all’Austria.
• 1866, il Veneto si ricongiunge al Regno d’Italia.
Un’oasi di arte e natura nel cuore del Veneto
Ariosità,
leggerezza, serenità: quali altri stati d’animo
potrebbero definire questo borgo trecentesco che qualcuno,
insistendo sulla vicenda di Petrarca, ha chiamato “paese
di vigilia”, adatto a chi intende abbandonarsi al
nirvana, folgorato da lampi di visione interiore? In effetti,
il borgo vibra di silenzio, racchiude nei suoi scorci,
nelle sue strade lastricate, nei suoi panorami, l’ardore
della giovinezza che si stempera nella malinconia, riflettendo
forse come uno specchio gli umori di Petrarca quando vi
ha stabilito la sua residenza finale. Ma risalta anche
l’aspetto luminoso, dato dalla pietra chiara delle
sue case, delle sue chiese, dei palazzetti che la moda
petrarchista ha fatto erigere a ricche famiglie venute
da Venezia.
Lungo
le rampe tortuose che dal paese basso portano a quello
alto ci si trova subito immersi in una fantasia rurale,
che comincia con le prime case in pietra, prosegue con
la visione dei vecchi lavatoi e abbeveratoi, subito prima
della fontana detta del Petrarca (al quale in realtà
preesisteva, anche se certamente il poeta vi veniva ad
attingere l’acqua) e termina sul sagrato della parrocchiale,
la chiesa arcipetrale di S. Maria Assunta.
In
mezzo al sagrato sorge la tomba del Petrarca, l’arca
eretta sei anni dopo la sua morte in marmo rosso di
Verona. Della chiesa si ha notizia sin dal 1026; ai
tempi del Petrarca aveva un porticato ed era usanza
farsi seppellire vicino ad essa, come lo stesso poeta
nel suo testamento aveva disposto per sé. All’interno
la chiesa, recentemente ristrutturata, conserva affreschi
di scuola veneto-bizantina, un polittico trecentesco,
una pala di Palma il Giovane.
Giunti in piazza Petrarca nel borgo alto, troviamo il
Palazzo Contarini, in stile gotico veneziano del XV
secolo e, accanto, una pittoresca osteria detta “del
Guerriero”, ora chiusa.
Uscendo dalla piazza e percorrendo via Roma si incontrano
una casa romanica con aggiunte gotiche e quattrocentesche
e una piccola dimora con nicchia e affresco che era
sede, agli inizi del Trecento, di un ospedale per mendicanti.
Alla svolta, dopo un’altra casa duecentesca, appare
Villa Alessi, di origine trecentesca e restaurata nel
1789.
A
fine salita ecco lo scorcio sublime dell’Oratorio
della SS. Trinità con la Loggia dei Vicari, un
tempo abbellita dagli stemmi gentilizi dei nobili padovani
che amministrarono Arquà per conto della Serenissima.
L’Oratorio, con tetto a capanna, ospita il Polittico
di Sant'Agostino,opera di Jacobello di Bonomo (1370).recentemente
restaurato, una tela di Palma il Giovane (1626) e resti
di affreschi. Attualmente l'Oratorio è visitabile
solo in determinate occasioni.Nei pressi, si ammira
una bella casa rifatta nel Cinquecento, con ampia balconata
sui colli circostanti. Vista la colonna del Leone veneto
del 1612, si imbocca via Valleselle per giungere alla
Casa del Petrarca.
Immersa nel verde, circondata dagli
orti che lui stesso curava, l’abitazione è preesistente al poeta, cui fu donata, secondo tradizione nel 1369, dal signore di Padova, Francesco il Vecchio da Carrara. Petrarca la ingrandì e migliorò e la abitò,anche se non in maniera continua, dal 1370 al '74. Nel Cinquecento furono aggiunti la loggetta e gli affreschi ispirati alle sue opere, e
altre modifiche seguirono nel tempo.
La suggestione di questo luogo, che naturalmente oggi, nella struttura generale e nella disposizione degli
spazi interni e degli arredi, è alquanto diverso da come lo vedeva Petrarca, sta nel suo potere evocativo,
complice il paesaggio che gli si distende davanti e che è più o meno lo stesso ammirato dal
poeta.
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